giovedì 23 settembre 2010

Tre cose ci sono rimaste del paradiso: i fiori, le stelle...e i bambini.





Sabato 25 settembre in cento piazze italiane, i volontari ABIO (Associazione Bambino In Ospedale) vi aspettano per raccontarvi la loro esperienza nelle pediatrie festeggiando la sesta giornata nazionale dell'associazione per darvi la possibilità di offrire il vostro contributo che servirà alla formazione di nuovi volontari affinché possano svolgere un servizio qualificato.

Perché i bambini in ospedale non sono solo corpi da curare ma anche anime da rallegrare.

Aiutateci a garantire loro il diritto al sorriso cercando la postazione ABIO più vicina alla vostra città.


Per maggiori informazioni http://www.abio.org/


"Tutti i grandi sono stati bambini una volta. Ma pochi di loro se ne ricordano" - A. De Saint-Exupéry, Il piccolo principe

Tu vuoi dimenticare o ricordare?


martedì 21 settembre 2010

Siamo davvero così soli?


La matematica non è mai stata il mio forte...ma un po' di basi, qualcuno ha fatto in modo che io le avessi.
A scuola mi hanno insegnato che i numeri primi sono divisibili soltanto per se stessi e che quelli non divisibili per se stessi, si chiamano numeri composti.
Quando qualche anno fa uscì un romanzo, diventato best seller e vincitore di quasi tutti i premi letterari possibili e immaginabili (in Italia), mi sono chiesta: che cosa avrà mai questo romanzo con un titolo così ambiguo e che tanto mi ricorda i banchi di scuola?

E' bastato leggerlo per scoprirlo, accorgendomi, pagina dopo pagina, di anelare a qualcosa che non arrivava mai.
E che non è mai arrivata.
Nelle prime pagine, Alice e Mattia sono due bambini.
E sono soli: con i loro traumi, con le loro difficoltà nella crescita, con le loro famiglie invisibili.
Poi crescono e diventano adolescenti.
Sempre soli ad affrontare l'età più importante e pregnante di sfide.
Si cercano, ma non si trovano. Mai.
Nelle ultime pagine, Alice e Mattia sono due adulti.
E sono sempre soli: con un dolore dell'anima schivo e prepotente.
Ricordo di aver alzato gli occhi al cielo appena letta l'ultima pagina, sentendo dentro una profonda mancanza di tutto.
Poi ho visto il film omonimo, qualche settimana fa.
E non c'è stato un solo secondo di respiro in quelle scene, uno solo in grado di trasmettermi un briciolo di illusione.
Dire speranza è dire troppo.
La storia della solitudine dei numeri primi è, in parte, il quadro di una realtà che esiste.
Ma siamo davvero così soli?
E se il mondo là fuori ci distrugge, davvero siamo così soli anche dentro di noi tanto da non essere capaci di trovare un modo, anche il più semplice ed elementare, per aggrapparci a qualcosa?
"Era rimasto impassibile e in silenzio ad aspettare che fosse troppo tardi".

Possibile che ci sia tanta solitudine anche nella nostra anima da non permetterci di alzare la voce e farci sentire vivi?
E se anche fosse troppo tardi, perché non avere fiducia in un qualcosa di più grande?
No, non c'è neanche quella.
Alice è malata di anoressia.
Solo gesti meccanici, nella solitudine.
Alice non mangia. Alice tagliuzza il cibo e lo fa a poltiglia nascondendolo in un tovagliolo.
Alice getta un pomodoro nel water mentre è a cena con l'uomo che sposerà. E che non ama.
Dov'è l'anima di una ragazza malata di anoressia in quelle pagine e, ancor di più, in quelle scene?
Non c'è. E fa male quest'assenza.
Non si può raccontare l'anoressia in questo modo. E' uno schiaffo che brucia.
L'interiorità è confinata solo e soltanto alla solitudine. Per il resto, non esiste.
Che sia di un dolore, di un trauma, di una malattia, di una bugia, di una mancanza.
Non esiste.
Eppure...Alice e Mattia sono due esseri umani.
Con un corpo ed un'anima. Come tutti.
Perché ci fa tanta paura raccontare l'anima nelle sue infinite sfaccettature e ci limitiamo a puntare il dito sempre e solo alle sue mancanze?
Non è per questo che ci svegliamo ogni mattina.
E per quanto questo mondo possa essere troppe volte ingrato, per quanto i sogni spesso s'infrangano prima che tu te ne possa rendere conto, per quanto il dolore ti entri dentro diventando parte di te, di qualsiasi pasta esso sia fatto...non è mai troppo tardi.
Nessuno è mai lontano abbastanza per non toccarsi.
Nessuno è realmente un numero primo, divisibile solo per se stesso.
Se fosse solo così, la nostra vita sarebbe inutile e vana.
E non lo è.