sabato 28 agosto 2010

Allegra consiglia...



Delft, XVII secolo.


Cavolo rosso. Cipolle. Carote. Rape. Porri.
Tutto ordinato perfettamente intorno ad una rondella di carota.
Poi alcune voci provenienti dal corridoio e due figure altere che compaiono sull'uscio della cucina.
Griet ha solo sedici anni, e quel giorno, mentre ordina perfettamente le verdure nel piatto, sua madre decide il suo destino: diventerà la nuova serva dei signori Vermeer, con un compito tanto oneroso quanto affascinante. Pulire l'atelier del pittore senza spostare nulla.
Gli occhi di Johannes Vermeer sanno posarsi sulle cose del mondo con la delicatezza e l'ossessione di chi ha l'arte nel sangue.
Tra Griet e il famoso pittore nasce un'intesa che va al di là del possesso e della passione.
Griet ha da offrire il suo rigore e il suo incanto.
Vermeer, il desiderio irrefrenabile di dipingere il suo viso, in un andirivieni di parole non dette, di sospiri e di sguardi nascosti.


Tracy Chevalier scrive un romanzo che sfida la morale del tempo, delineando il profilo di una protagonista che si lascia ritrarre con le labbra dischiuse e con all'orecchio il gioiello di perla della sua padrona Catharina, moglie del pittore, altezzosa e sprezzante oltre ogni limite.


L'amore lo si legge tra le righe, ed è un amore che condensa il desiderio di esserci: lì, l'uno di fronte all'altra, sguardo contro sguardo. Mistero contro mistero.


"La ragazza con l'orecchino di perla" non è solo un romanzo storico, ma uno di quei racconti lunghi che diventano lo specchio di una condizione femminile forse non ancora superata, ma soltanto nascosta o scambiata da altri divieti e libertà che sempre di più somigliano a prigioni.

Griet ci insegna che uno sbaglio può costare tutta una vita faticosamente costruita.
Ma soprattutto, che il vero amore è capace di sfidare e mettere sottosopra la morale di un secolo troppo arcigno per poterlo guardare dritto negli occhi.


"La ragazza con il turbante" è il dipinto di Johannes Vermeer che è giunto fino a noi.
Da questo quadro, la Chevalier ha tratto una storia d'amore e di libertà da togliere il respiro per la sua delicatezza e provocatorietà: soprattutto quando quell'orecchino di perla diventa lo sbaglio che fa crollare inevitabilmente ogni bugia sull'amore.
Ma che cosa vuol dire sbagliare quando ci sono di mezzo i sentimenti? ...

Da questo romanzo Peter Webber ha tratto l'omonimo film, candidato a due premi oscar, con una bravissima Scarlett Johansson e Colin Firth.


mercoledì 25 agosto 2010

Pensierino della sera...


"Avevo imparato ad amare il signor Rochester.
Non potevo, ora, non amarlo più soltanto perchè egli aveva smesso di fare attenzione a me, e perchè, mentre passavo delle ore in sua presenza, non volgeva neppure una volta gli occhi nella mia direzione. Tutti i riguardi erano accaparrati da una grande dama, che mi disprezzava al punto da evitare, passando, di toccarmi con il lembo del suo vestito [...].
Non potevo cessare di amarlo solo perchè mi sentivo sicura che egli presto avrebbe sposato proprio quella signorina.
Non c'era nulla in tutto questo che valesse a raffreddare il mio amore."


Charlotte Bronte, Jane Eyre (pag.137)


Cos'è che ci fa smettere di amare una persona?
L'amore stesso, che si è spento non si sa quando, la delusione o le circostanze quali la gelosia, un senso di impotenza o di inferiorità e la paura?
Cosa fa raffreddare un amore?
Riflettete...riflettete...

domenica 22 agosto 2010

Colazione di autocommiserazione

Abbiate pazienza.
Quando Allegra si sveglia così, c'è poco da fare.
Si prepara il latte e si siede appoggiandosi allo schienale della sedia con la tazza tra le mani.
Beve guardando la finestra davanti a sè e rimugina.
Più del solito, quindi immaginate un po'.
Pensa ai suoi 24 anni (va bè, il suo compleanno è fra meno di un mese quindi possiamo dire che sono 25) e si sofferma sulla maggior parte del tempo che ha passato in questo primo quarto di secolo: quasi mezzo a salire sulle punte per poi appendere le scarpette al chiodo e sbattere violentemente la porta; ad amare; a fare i conti con la vita; a scrivere; a godere dei piccoli e grandi momenti; ad apprezzare i veri amici; a piangere come una fontana; a leggere; ad aspettare gli autobus; a studiare.
Ecco, proprio quest'ultimo è il fulcro del rimuginio mattutino a base di latte.
Ti rivedi diciannovenne con la maturità in tasca (e in testa), che non fai in tempo a goderti perchè devi affrontare il test di ammissione alla Facoltà di Psicologia a Firenze.
Bene, studi, lo superi ed entri.
Passano tre anni e ti godi la laurea triennale (l'assurdità delle assurdità che un ministro abbia mai potuto inventare: più mini-laureati, meno competenze, meno lavoro), non senza aver pregustato la particolarità della tua bizzarra facoltà: non hai una tesina come gli altri, tu hai la PROVA FINALE.
Scritta ed orale, ovviamente (che se ti bocciano devi stare ad aspettare la sessione successiva perchè a chi importa che hai fatto tutti gli esami? A nessuno: no prova finale, no laurea).
Traccia a sorpresa (ma non c'è neanche bisogno di sottolinearlo).
Bene, non fai in tempo a goderti quella, che si profila all'orizzonte l'esame per accedere alla Specialistica: i posti sono 100 e voi siete molti di più.
Vuoi rimanere fuori? Vuoi andare a studiare di nuovo in un'altra città, abituarti di nuovo ad un nuovo ambiente, a nuove amicizie, a nuovi stili di vita e abbandonare quelli a cui ti sei appena abituata?
No, grazie.
E allora...STUDIA!
Bene, superi l'esame e ti prendi quel posto.
Passano due anni (ometti le vicende interne agli stessi, perchè non ti basterebbe lo spazio di tutti i blog del mondo), fai la tua ricerca sperimentale sul campo e scrivi la tua tesi.
Ok, ti laurei completamente.
Certo, un po' ti riposo e relax. Ma mica è finita qui.
L'Università di Firenze ha il cuoricino grande: ha in serbo per te un tirocinio post-lauream di un anno. Sei mesi da una parte e sei mesi dall'altra...giusto per darti il tempo di abituarti ad un posto che già lo devi lasciare per un altro.
Le sedi di tirocinio, ovviamente, le devi trovare tu.
E allora cominci ad inviare curriculum e ad affrontare colloqui di selezione: siamo avanti noi...si fanno anche i colloqui di selezione per lavorare gratis!
Bene, ti prendono.
Lavori, e tanto (se pensate che i tirocinanti non fanno un piffero vi sbagliate), portandoti a casa il male di vivere che la gente ti racconta guardandoti dritta negli occhi e sperando in te, anche se sei giovane, mentre tu affondi le mani nelle tasche del tuo camice bianco in una stanza che sa di farmaci e di disperazione.
Ok, finisce l'anno di tirocinio.
Ora c'è l'ESAME DI STATO con le sue meravigliose quattro prove: ti auguri sempre di passarle tutte alla prima botta, ma nel caso dovessi essere bocciata, speri almeno che tu lo faccia alla prima e non alla terza o addirittura all'ultima, per non avere fatto le precedenti inutilmente.
Bene, se ne esci indenne sei iscritta all'albo.
Uao. Vai ai convegni e ti regalano la penna dell'Ordine degli Psicologi.
Mica male, fortuna di pochi.
Però...sei SOLO uno psicologo.
Chi sei? Chi ti conosce? Chi ti assume senza una specializzazione?
Eccola la parola chiave.
Ed è così che si profilano all'orizzonte i magnifici 4 anni (o forse fra un po' diventeranno 5) di specializzazione in Psicoterapia, con tirocinio annesso (e avanti che non fa male!) e analisi settimanale personale per due anni, il tutto a tue spese e se condito con un masterino è ancora meglio.
Quando poi su un giornale vedi che la signorina Barbara B., alla veneranda età di 27 anni prende una laurea triennale (con calma eh...mica ha bisogno di lavorare lei) in Filosofia e, al momento della proclamazione le offrono subito una cattedra, allora ti si rivolta lo stomaco.
Tu sai di essere una miracolata, perchè hai avuto la fortuna di studiare che altri non hanno, ma tali cose quando hai queste mattine, proprio non le puoi soffrire.
Ok, il latte è quasi finito.
Ti chiedi quando finirai, se finirai...e dove, soprattutto, finirai, data la tua natura nomade.
Intanto, a coronamento della tua colazione di autocommiserazione, scruti il pilastro di libri che fra un po' dovrai cominciare a studiare per la prima prova dell'Esame di Stato.
Per le altre tre creerai altrettanti invidiabili pilastri. Ma non ora...una cosa per volta.
E mentre lavi la tazza nel lavandino, pensi che domani è lunedì, così berrai velocemente il tuo latte senza rimuginare troppo perchè il mondo là fuori chiama. E meno male.

Un momento di raccoglimento per questa visione, grazie.
Ed abbiate pazienza, oggi è così.