giovedì 6 maggio 2010

Che libro sono?


C'è un posto dove io mi sento a casa, in cui il tempo può fermarsi e dimenticarsi di me.


Una libreria è il luogo dove le vite, reali o fantastiche, diventano storie da raccontare.


Quante volte un libro ha saputo raccontare al meglio i nostri vissuti e le nostre sensazioni di un momento?


E quante volte abbiamo detto o fatto qualcosa con un libro tanto da sentirlo particolarmente nostro?


A me è capitato spesso, tanto da condurmi ad associare ad ogni libro un'età della vita e di uno stato d'animo.


"Tu che libro sei?" - non è uno di quei test smaniosi di un famoso social network, dove la propria identità diventa il banale risultato di una somma di domande, spesso banali anch'esse.


La nostra identità è molto di più di una semplice somma: è la nostra storia, che spesso associamo ad una canzone che ascoltiamo, di una poesia, ad un quadro che colora a pennello il nostro vissuto.


E ancor più spesso, almeno per quanto mi riguarda, ad un libro.


Vorrei che i libri parlassero con le loro stesse parole, raccontando la nostra storia.




"Il conte di Montecristo" di Alexander Dumas, fu la rivelazione di quanto il cuore di un uomo possa esser ferito dalla mente malvagia di altri uomini: "fino al giorno in cui Iddio si degnerà di svelare all'uomo l'avvenire, tutta l'umana saggezza sarà riposta in queste due parole: aspettare e sperare."


"Cime tempestose" di Emily Bronte, fu il mio classico per eccellenza, letto a diciassette anni: "e così lui non saprà mai quanto io lo ami. Non so di cosa siano fatte le anime, ma la mia e quella di Heathcliff sono simili".


"Le parole che non ti ho detto" di Nicholas Sparks, fu il libro che mi fece innamorare di questo scrittore che non ho più lasciato e che tuttora rimane per me il migliore: " 'a cosa pensi' - le chiese Garrett - 'a come è bello il silenzio con te' - rispose".


"La ragazza con l'orecchino di perla " di Tracy Chevalier, fu il libro del mio ultimo anno di liceo: "i punti d'ombra non hanno meno importanza della luce".


"Và dove ti porta il cuore" di Susanna Tamaro, fu il libro che mi raccontò l'amore nel senso più profondo del termine: "e quando davanti a te si apriranno tante strade e non saprai quale prendere, tu siediti e aspetta. Respira e aspetta ancora. Poi, quando ti parla, alzati e vai dove ti porta lui".


"Qualcuno con cui correre" di David Grossman fu il libro che mi parlò di quanto i ragazzi abbiano dentro al cuore così tanto da dare che spesso neanche ce ne accorgiamo:"oggi sei quasi bella. E quello fu il più bel complimento della sua vita. Perchè con quel quasi, lui intendeva che lo era veramente"


"Che tu sia per me il coltello" di David Grossman, fu quello che mi fece capire di quanto l'amore, anche quello più crudele, abbia sempre bisogno della verità: "come vorrei pensare a noi come a due persone che si sono fatte un'iniezione di verità, per dirla finalmente, la verità. Voglio che tu sia per me il coltello. E anch'io lo sarò per te. Un coltello affilato ma misericordioso."


"Le notti bianche" di Fedor Dostoevskij, fu il libro che delicatamente mi alzò il mento per darmi la possibilità di guardare le stelle:"Dio mio, un minuto intero di beatitudine. E' forse poco per colmare tutta la vita di un uomo?"


"Il bambino con il pigiama a righe" di John Boyne, fu quello che mi fece piangere e ringraziare Dio di non aver vissuto in un altro tempo: " poi la stanza cadde nell'oscurità e, nonostante la confusione che seguì, Bruno si accorse di stringere ancora la mano di Shmuel. Niente al mondo lo avrebbe persuaso a lasciarla".


"L'eleganza del riccio" di Muriel Burbery, fu il libro essenziale che mi tenne inchiodata sulle sue pagine fino a tarda notte: "nei momenti supremi la verità deve pur venire a galla. Tutti noi quando non abbiamo più vie d'uscita, dobbiamo affrontare il destino in cui siamo imprigionati, e all'epilogo essere quello che siamo sempre stati nel profondo, qualunque fosse l'illusione in cui ci siamo voluti cullare".


"Lettera di una sconosciuta" di Stefan Zweig, fu quello che mi aiutò a capire che non è poi così sbagliato amare, ma la persona giusta: "permettimi, amore mio, di raccontarti tutto, tutto dal principio, ti prego, non stancarti di dovermi ascoltare per un quarto d'ora, di ascoltare chi per una vita intera non si è mai stancata di amarti".


"Acciaio" di Silvia Avallone, fu il libro che mi ricordò di quanto l'amicizia valga molto di più di qualsiasi altro sentimento attraverso le pagine di una nuova e bravissima scrittrice: "Alessio rise. Risero insieme, abbracciati e stanchi, alla luce della lampadina che pendeva dal soffitto e dell'alba che stava sorgendo. In quel momento, da dietro lo spigolo della porta, apparve Anna. Non disse niente. Rimase lì, pulita e scalza. Li guardava, non vista, come un piccolo angelo in pigiama estivo. Nel suo alfabeto, quella era una cosa molto bella. La sua mamma con il viso nell'incavo tra il collo e la spalla di suo fratello, era forse la cosa più bella. Quella per cui valeva la pena, nella vita, non barare."


"Il quaderno azzurro" di James Levine, che mi ricorda ogni giorno, di quanto i bambini siano la parte migliore di ogni cosa: "mi chiamo Batuk. Ho 15 anni e sto in un nido di Common Street a Mumbai. Sono qui da sei anni e ho avuto in dono la bellezza e una matita. Non so bene perchè scrivo, ma fremo al pensiero che sia per poter un giorno guardarmi indietro e leggere che mi sono sciolta nel mio stesso inchiostro, per annullarmi e diventare sua".


La lista sarebbe ancora lunga, ma ora tocca a voi: scegliete dalla vostra libreria un libro che ha particolarmente toccato la vostra vita e scrivete una frase dello stesso, così da poter ricordare e ridire ancora...ma io, che libro sono?

lunedì 3 maggio 2010

La mia vita sulle punte...

Nostalgia significa letteralmente "dolore del ritorno".

Ma se Allegra ripensa alla danza, le viene voglia solo di dire "grazie" a chi le ha permesso di salire su quelle punte per dodici lunghi anni.

In queste sere le è venuta voglia di accoccolarsi nei ricordi...soprattutto in quelli più lontani.

E per una volta, vuole rendere questo blog un pò diverso dal solito.

Niente riflessioni o letture: ma solo una botta di ricordi di nove anni fa con il mio "passo d'addio".

Perchè la danza, è stato uno dei regali più belli che la vita mi ha fatto.