domenica 28 febbraio 2010

Nontiscordardime

Prendi una giornata qualunque, in un mese qualunque, in una stagione qualunque.
Due fanciulli, una promessa e il bel Danubio blu.
Poi una caduta nelle acque del fiume, un fiore rimasto tra le mani…e cinque parole: non ti scordar di me.
La leggenda narra che sia nato così il nome del delicato fiore azzurro.
A volte basta un odore per riportare al cuore momenti ed esperienze vissuti, persone incontrate, tappe della nostra esistenza attraversate.
Ricordi, ai quali spesso è legato un “nontiscordardime”.
Un uomo che parte su un treno in corsa, una mamma o un papà che attende lo squillo di un telefono, una fotografia riposta sotto linguetta di un portafogli, un amico che scrive ad un amico che non sente da anni, uno spartito aperto sul leggio di un pianoforte, un figlio trascurato e mai davvero riconosciuto, un sms mai cancellato, un bambino in strada che ti segue con lo sguardo fino all’angolo della via, una lettera nascosta in un cassetto, un insegnante che continua ad interrogarti anche quando la campanella è suonata da un pezzo e ti accorgi che quella sulla vita è l’interrogazione più difficile, un libro lasciato sul sedile di un treno, un uomo su un letto di ospedale che stringe la mano ad un camice bianco, una cartolina appesa ad un frigorifero, un fratello che ha in tasca un biglietto di sola andata, una donna piena di lividi che racconta la sua storia ad un cuore amico, un vestito conservato in un baule.
Dio, in ogni frammento della nostra giornata.
La vita di ognuno è cosparsa di nontiscordardime.
Ricordare significa letteralmente “riportare al cuore”.
E’ lì che pulsa il nostro bisogno profondo di non voler essere dimenticati e spesso, di non dimenticare.
I ricordi hanno il sapore di scatole vecchie conservate dietro le pareti di casa, colme di tutti quei frammenti, materiali o immateriali, che hanno rivestito i giorni vissuti della nostra vita.
Pagine di un libro non ancora finito come testamento di una volontà di esserci oltre ogni luogo comune.
Non ti scordar di me.
Non è solo il nome di un fiore…e neanche solo il titolo di una canzone.
E’ il fiato che ogni giorno regaliamo e riceviamo a tutto e da tutto quello che circonda la nostra esistenza: persone, attività, professioni, divertimento, passioni. Dio.
Ti voglio bene, ma nontiscordardime.
Ce la metto tutta, ma nontiscordardime.
Vorrei che questo istante non finisse mai, ma nontiscordardime.
Chiudo gli occhi e accetto, ma nontiscordardime.
Apro gli occhi e ci riprovo, ma nontiscordardime.
I visi degli sconosciuti incontrati su un treno o su un aereo, sono quelli che tendiamo a dimenticare facilmente.
Ma spesso, sono proprio quei visi che ci ricordano altri visi, che a loro volta ci ricordano gesti, momenti, sorrisi, attimi vissuti.
E molte volte, sono questi ricordi che sussurrano al cuore un “nontiscordardime”.
Erri De Luca nel suo “Il peso della farfalla” (Feltrinelli), scrive che “
l’uomo non sa vivere nel presente”.
Perché?
Forse perché è ancorato al passato o troppo proiettato nel futuro?
O forse perché non sa ricordare chi era, dimenticando di sussurrare a se stesso un “nontiscordardime”?
“Ricordare significa imparare a conoscersi di più” (Demetrio, 2008). E anche a saper crescere, in tutti i modi, che è il compito più difficile al mondo.
Ma bisogna provarci.
E tu? A chi vuoi sussurrare un “nontiscordardime”?