lunedì 3 dicembre 2012

La bellezza sta nelle rovine


“Al mio amico Daniel, che mi ha restituito la voce e la penna. E a Beatriz, che ha ridato a entrambi la vita.”
Quando ti accorgi di essere arrivato alla fine di una storia, sai già che, il giorno dopo, qualcosa ti mancherà.
Terminare un libro come “L’ombra del vento” quasi alla mezzanotte, quando tutto intorno a te è silenzio perché la giornata è finita e fra poche ore sta per iniziarne un’altra, forse uguale, forse più noiosa o forse più pericolosa, ti spinge a non voler mollare quelle pagine e a stringerle sul petto per non farle andare via, anche se poi sei costretto a rimettere quel romanzo sullo scaffale.
Se un libro è capace di fare tutto questo, significa che ha compiuto la sua magia.
Credo che il mondo si divida in due categorie di scrittori: quelli che raccontano il falso e quelli che narrano la verità.
Poi ci sono anche quelli che copiano, ma questa è un’altra storia.
Chi racconta il falso si ostina a vivere in un mondo ignoto, facendo finta che non ci sia il dolore, mascherando tutto quello che esiste in una vigliacca bugia.
Chi narra la verità, invece, si sorprende di quanta bellezza ci sia nel creare personaggi che si rivelano, nudi e crudi, nei loro errori e nella loro follia, nelle loro mancanze e nelle loro oscurità, nelle loro domande e nelle loro perverse avventure.
Chi non ha mai desiderato amare con la prepotenza di Juliàn Carax?
E chi non ha mai ardito essere amata come la bella Penèlope?
Chi non ha mai incontrato nella sua vita, l’invidia personificata nel nostro peggior nemico?
E chi non ha mai avuto, nelle sue notti insonni, un amico su cui poter sempre contare?
“Il mondo non è un posto comodo”, mi disse un giorno una persona cara.
Soprattutto quando ti sforzi di andare incontro agli altri e poi ti accorgi che gli altri non hanno voglia di venire incontro a te.
E allora sì che le parole diventano carceri dentro le quali proteggerti o evadere da tutto ciò che ti opprime e, come Juliàn Carax, sprecare ogni giorno della vita a bruciare gli errori che hanno commesso gli altri, credendo di averli compiuti in prima persona.
Il senso di colpa è un male schivo e prepotente, che si rintana nell’anima e si accumula come polvere stantìa, facendoti diventare cieco di tutto ciò che potresti ancora vedere ma che non scorgi neanche.
Sarebbe troppo banale raccontare la storia di questo libro: non rende la meraviglia se non lo si legge.
Ma c’è un passo, nelle ultime pagine, capace di comprendere, nel vero significato della parola, tutto l’universo dei sentimenti dell’uomo.

“Se leggerai queste mie memorie, che sono un carcere di ricordi,vorrà dire che non potrò accommiatarmi da te come avrei voluto né supplicarti di perdonare tutti noi, soprattutto Juliàn, e di vegliare su di lui. Non ho il diritto di chiederti niente, se non di pensare a salvarti. Forse tutte queste pagine sono riuscite a convincermi che, qualsiasi cosa accada, in te avrò sempre un amico, la mia sola vera speranza. Nei libri di Juliàn c’è un’idea che ho sempre sentito mia: continuiamo a vivere nel ricordo di chi ci ama. Come mi accadde con Juliàn ancora prima di incontrarlo, sento di conoscerti e di potermi fidare di te. Ricordami, Daniel, anche se in segreto, in un angolo del tuo cuore. Non permettere che me ne vada per sempre.”

I ricordi, il perdono, la volontà, l’amore, l’incertezza, la fiducia, la vendetta, la speranza, la rabbia, gli errori dei genitori che amano male non accorgendosi di pensare ai loro bisogni e non a quelli dei figli, l’ardore di un amore tanto violento quanto necessario, il dolore e la misericordia.
C’è tutto, tutta la meraviglia della vita stessa, di tutto quello che si respira nella sua essenza.
Quella “meraviglia” che ci insegna che la verità delle cose non sta nel buonismo e nell’ostinazione a credere che in ogni caso tutto andrà bene, come i principi e le principesse che vivono per sempre felici e contenti.
La verità delle cose sta nelle rovine che tutti scansano e nessuno vuole edificare, quelle rovine che sono l’unica strada per rendere vera una vita e indimenticabile una storia.

“Indossava un abito color avorio e nel suo sguardo c’era tutto il mondo. Ricordo appena le parole del sacerdote e i volti commossi degli invitati che quel mattino di marzo affollavano la chiesa. Rammento solo le nostre  labbra che si sfioravano e il giuramento segreto che feci a me stesso e che avrei rispettato ogni giorno della mia vita.”

sabato 10 novembre 2012

Come tutti i ritorni...

Le lunghe assenze nascondono momenti di vita che non hanno la voglia e il coraggio di essere condivisi.
Proteggono le emozioni che quei momenti ti affidano, anche se non le vorresti, e le raccontano, finalmente, quando la scrittura, come il figlio prodigo, torna alla casa del padre.
Viviamo spesso di "ritorni": un amico, un amore, un' emozione, un' attesa.
Una passione.
I ritorni hanno la forma del movimento di un lento compasso che segna la sua fine ma più volte ricomincia.

Il canto delle sirene è tornato e ricomincia a farsi sentire, sempre più forte.
Come tutti i ritorni.


domenica 8 maggio 2011

Pensierino della sera...




"Colui che non sa niente, non ama niente.




Colui che non fa niente, non capisce niente.




Colui che non capisce niente, è spregevole.




Ma colui che capisce...ama, vede e osserva.




La maggiore conoscenza è congiunta indissolubilmente all'amore.




Chiunque creda che tutti i frutti maturino contemporaneamente come le fragole,




non sa nulla dell'uva."








Paracelso in "L'arte di amare" di Erich Fromm


Ogni cosa si costruisce con dedizione, tempo e sacrificio.

Lo studio, il lavoro, i sogni, le relazioni.

Anche l'amore.

Perché come scriveva Emily Dickinson: "il 'per sempre' è fatto di tanti 'ora'".

martedì 3 maggio 2011

Le parole hanno i denti

"Ci sono pensieri che hanno i denti. Che a pensarli fanno male.

Ci sono pensieri che cerchi di non pensare mai, perché una volta pensati niente è più come prima.

Ci sono pensieri che hanno i denti e quando li pensi cominciano a mangiarti."


Alice nell'ombra, Barbara Garlaschelli


Anche le parole hanno i denti.

Quelle che nascono dalle idee che smuovono le montagne, che raccontano la vita e cercano di forgiarla, mordendo il male e il dolore, affinché ricresca il bello e il vero.

Poi ci sono quelle che ti giudicano, che mordono la tua vita e fanno anche un po' male.

Ma non uccidono.

Né la speranza, né i sogni, né le idee, né le fatiche di ogni giorno.

Un mondo concreto si costruisce così: continuando a mordere il male con "parole che conducono ai fatti",senza lasciarsi uccidere dai morsi di quelle altre parole che di concreto hanno solo una cosa: la forma.

sabato 23 aprile 2011

Che sia per voi...

...Pasqua ogni giorno, perché...

"Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo"(Mt 28,20)

per portarci in braccio verso un mondo in cui...


"Fuggiremo il riposo, fuggiremo il sonno,

supereremo in velocità l'alba e la primavera

e prepareremo i giorni e le stagioni

a misura dei nostri sogni"


Paul Eluard


Fate di tutto perché questo sia possibile...auguri per una Pasqua serena dalla vostra Allegra!

martedì 19 aprile 2011

Sotto il cielo di Firenze



Tra le dieci cose per cui vale la pena vivere, una volta scrissi: affacciarsi dalla terrazza del Piazzale Michelangelo e vedere Firenze in una notte stellata.

Dimenticai, però, che lasciarsi bagnare da quelle stelle stringendo una mano nella tua, è molto di più che un numero in un elenco finito.

E' la vita stessa, che sotto a quel cielo, chiede solo di essere guardata, respirata e amata.

Tutto questo lo so grazie a te.

domenica 17 aprile 2011

Passione


Inizia con grida di trionfo e sorrisi aperti di benvenuto, per poi consumarsi in un dolore che, goccia dopo goccia, fa tremare l'intera terra e squarciare il cielo in due.

Come se tutto fosse morto nel niente.

O il niente si fosse perso nel Tutto.

Passione.


Per Cristo viene usata per indicare la Sua triste sofferenza finale.

Ma "passione", se presa in un contesto amoroso, la si legge come un abbandono pieno di gioia.

Due amanti nel trasporto si baciano, prendendosi anche l'anima.

Cristo invece trasporta una croce, a volte perdendosi tra una caduta e un'altra, altre rialzando quel volto insanguinato senza smettere di trascinarci tutti insieme a Lui.

Che contraddizione nel lessico, verrebbe da pensare.

Oppure...la parola "passione" ci vuole suggerire la stessa, medesima cosa?

E cioè che l'Amore porta indissolubilmente con sé sacrificio e gioia?

Ma nessuno al mondo vuole soffrire.

E' una legge non scritta.

E allora cosa ci spinge alla passione?

Cosa ci muove verso quel trasporto di anima e di carne che serba la capricciosa certezza di vivere solo nel presente?

L'Amore è l'unica risposta che conserva tutte le domande.

Sono i passi di Cristo verso il calvario.

E sono i passi di due anime che si promettono il futuro senza conoscerlo.

O forse anche di un'anima sola, che vive di una passione nascosta e illusoria, che consuma e poi annienta senza domandare, senza invadere, senza ribellarsi.

Come Cristo di fronte a Pilato.

E' un silenzioso tormento, che non chiede il "per sempre", perché già lo possiede nel cuore.

Amare è già un per sempre.

Che vive, trascinandosi i ricordi che ammazzano il tempo ammazzando il dolore che si annienta a poco a poco.

E che resta, come una parte di noi che non possiamo toglierci.

La costola che abbiamo rubato per poter stare in piedi.

Anche questo è passione.

E se un giorno saremo capaci di non rinnegare il dolore che inevitabilmente consuma il tempo dedicato, era amore.

Perché l'amore non dimentica, non butta via niente, non distrugge e non sparisce.

Ma stordisce, soprattutto quando ti inganna di voler restare per sempre.

Ma così come quel chiodo che, penetrandogli dentro, lo ha fatto gridare di dolore, anche il nostro amare di ogni giorno ci lascia intravedere le inevitabili prove che l'amore si trascina con sé.

Spingendoci ad accettarle, perché non riusciamo a vivere senza.

Come per quell'Uomo che non si è mai voltato indietro, nonostante il dolore.

Come quei passi che facciamo ogni giorno consegnandoci l'anima, per dedicarci un per sempre che già ci appartiene.